sabato 5 maggio 2012

Romanzi a New York #89: Molto Forte, Incredibilmente Vicino

Ho già accennato in qualche altro post della mia scarsa inclinazione verso la lettura di libri commoventi, ma Molto Forte, Incredibilmente Vicino (Extremely Loud & Incredibly Close), pubblicato nel 2005 e in economica dal 2007, entra di prepotenza in questo blog perché è un libro di pregio, per il quale vale la pena immergersi nella lettura, non accorgersi che è già tre volte che ti chiamano perché è pronta la cena e buttarsi dentro le parole dello scrittore Jonathan Safran Foer, 35enne originario di Washington e residente a Brooklyn, già noto per Ogni Cosa è Illuminata.
La storia? Si parte da qui: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". Questo è l'SMS che il papà invia a Oskar Schell, ragazzino newyorkese di nove anni, la mattina dell'11 settembre 2001.
Il papà, è chiaro, non tornerà a casa.
Oskar è un ragazzino speciale, magari geniale, appassionato di invenzioni al limite del surreale come i bollitori parlanti o, ancora meglio, i microfoni per ascoltare il battito del cuore: "tipo che tutti ne inghiottiamo uno, e la sera, andando in strada con lo skateboard, potremmo sentire il battito di tutti gli altri, come una specie di sonar".
Tra le cose lasciate dal padre trova una busta intestata a un certo signor Black e una chiave. Questi due oggetti lo aiuteranno a tenere ancora stretto il rapporto con il papà scomparso come fosse una specie di gioco che continua tra loro due, una caccia al tesoro che tiene viva l'anima.
Oskar inizia così una personale odissea che attraversa Manhattan ma anche il Bronx, Central Park e le rovine di Ground Zero. Vaga per tutta New York, sempre a piedi, alla ricerca di qualcosa che si apra con quella chiave e al tempo stesso scatta fotografie per fissare le immagini della città come se la semplice vista degli occhi fosse insufficiente, viaggia nei ricordi della sua ancora giovanissima vita, incontra vari e incredibili personaggi e ci racconta la città da un punto di vista inedito, sofferto ed entusiasta.
Fondamentale nella vicenda il ruolo dei nonni ai quali è affidato, con un inusuale esercizio di stile, il punto di vista della narrazione di alcuni segmenti, ricordando tra l'altro i bombardamenti di Dresda prima del loro trasferimento a New York.
In Molto Forte, Incredibilmente Vicino ci sono visioni narrative di una sensibilità straordinaria, come quando Oskar vorrebbe far confluire nel laghetto di Central Park tutte le lacrime di chi piange sul cuscino prima di dormire.
Jonathan Safran Foer riesce in quasi tutto lo sviluppo narrativo ad evitare gli eccessi di sentimentalismo, usa un fraseggio breve, secco, con punte di gradevole ironia, e nonostante qualche frase che il critico americano Harry Siegel ha bollato come "sillogismo da biscottino della fortuna", scava a fondo nel tema della perdita dei propri cari in maniera originale, partecipata, con uno stile lirico fatto di immagini, di  connessioni inaspettate e con una impaginazione moderna e comunicativa, arricchita da fotografie e illustrazioni.
"Mi mancavi già quando ero con te. E' sempre stato questo il mio problema. Mi manca quello che ho già e mi circondo di cose mancanti."
Come spesso accade ai sopravvissuti, Oskar si attribuisce responsabilità non sue, soffre e cerca perché deve trovare qualcosa e la New York ferita dall'attentato non è solo uno scenario giusto per la storia, è parte della storia, la sostiene e la vive con il piccolo protagonista.
Tra qualche giorno uscirà nelle sale l'adattamento cinematografico con Tom Hanks e Sandra Bullock. Fate ancora in tempo a leggere il libro prima di vedere il film.
Molto Forte, Incredibilmente Vicino, Jonathan Safran Foer, Guanda, 2005