martedì 16 agosto 2011

Romanzi a New York #61: L'Ultimo Copione di John Pellam


Nel 2008 sono stato a Hell’s Kitchen, quadrilatero di Manhattan compreso tra la 34esima e la 59esima strada e dall’8° avenue sino alla riva del fiume Hudson. C’era un mercatino domenicale di cianfrusaglie e abiti usati e dopo aver girato per una buona mezz’ora intorno a un giubbotto in pelle da motociclista pesantemente decorato e con frange rosse sulle maniche venduto a 60 dollari, ho fatto una breve passeggiata per il quartiere (non ho comprato il giubbotto e comunque non ho la moto).
Anche se il libro di Jeffery Deaver è stato scritto nel 2001 ed oggi l’imborghesimento (gentrification) del quartiere si è quasi completato, la descrizione, magistrale, che ne esce fuori da questo thriller non si distanzia molto dalle impressioni della mia esperienza da curioso turista di pochi anni fa. Hell’s Kitchen è uno dei quartieri più singolari e con meno appeal della città, e magari non basta sapere che lì è stato ambientato il celebre film-musical West Side Story per inserirlo nel proprio itinerario.
L’Ultimo Copione di John Pellam (Hell’s Kitchen – A Location Scout Mistery) è uno di quei libri che ogni appassionato di New York dovrebbe avere negli scaffali della libreria. Aldilà del valido intreccio che non si fa e non ci fa mancare nulla (un serial killer piromane, le gang di strada, la speculazione immobiliare, il colpo di scena finale) il vero protagonista è proprio il quartiere, quella "cucina dell’inferno", che narra se stessa attraverso la voce di uno dei personaggi chiave della storia, la vecchia cantante di jazz Ettie Washington, una delle figure principali del documentario che John Pellam, l’eroe del romanzo,vuole girare in città.
“Sai come mai questa zona si chiama così? La conosci la storia? Dicono che parecchio tempo fa un poliziotto che era qui abbia detto a un altro: “Questo posto è l’inferno”. E l’altro gli ha risposto: “L’inferno non è niente al confronto. Questa è la cucina dell’inferno”, ed ecco Hell’s Kitchen. La storia la raccontano così,ma le cose non sono andate davvero in questo modo. Nossignore. L’hanno chiamato così per via di quel posto a Londra. Che altro dire su New York? Rubano agli altri pure il nome dei quartieri”.
Deaver dissemina nel romanzo informazioni storiche e urbanistiche, considerazioni che seppur sintetiche suonano esemplari come quella di Carol, assistente sociale: “Guarda che Hell’s Kitchen non è come Bed Stuy a Brooklyn e neppure il South Bronx… laggiù lo sanno tutti che è pericoloso… qui è tutto rovesciato. Ci sono loft di yuppie, ristoranti raffinati, assassini, puttane, dirigenti, psicopatici, preti, gay a pagamento, attori… a mezzogiorno passi davanti a un condominio e dici tra te: “che bei fiori”, e un istante dopo sei a terra con una pallottola nella gamba o con un punteruolo rompighiaccio nella schiena.”
Fiamme e delitti, abbinamento senza dubbio avvincente trattato con ritmo e mestiere da Deaver, che affida al suo protagonista la battuta migliore: "E' il primo quartiere che conosco che migliora, diventa più pulito e sicuro, ma lascia gli abitanti scontenti." al punto che questo romanzo si fa preferire all’altro suo volume newyorchese sin dal titolo presente in questo blog, Nero a Manhattan.
L’Ultimo Copione di John Pellam è disponibile in Italia in varie edizioni, di questi tempi suggerisco la più economica (€ 5,90).
L’Ultimo Copione di John Pellam, Jeffery Deaver, Superpocket RCS, 2009