venerdì 21 novembre 2014

Romanzi a New York #112: Class

E’ evidente a tutti, soprattutto a quelli che frequentano questo blog, che il lettore abituale di romanzi ambientati a New York è una persona che subisce il fascino della città, a prescindere dal fatto che l’abbia mai visitata o meno. La seduzione che esercita New York City non è solo un fatto emozionale, molti di noi hanno sognato di viverci, alcuni ci sperano  ancora, altri lo desiderano per i propri figli. E questo non solo per le opportunità e per il loro futuro, ma per la speranza di farli vivere in una città che funziona, che stimola la mente, che dà energia, dove la sensazione di continua manutenzione delle piccole e grandi cose si tramuta in energia per le persone che ci vivono e ci lavorano.
Eppure esiste un lato oscuro di questo desiderio del "vado a vivere a New York", che a volte nasconde, neanche tanto velatamente, un “così vi faccio vedere di cosa sono capace”. Una zona d’ombra impersonata da una generazione velleitaria e al tempo stesso un po’ smidollata e raccontata alla perfezione da Francesco Pacifico, nato nel 1977,  in “Class”, suo ultimo romanzo edito da Mondadori. La storia è quella di due giovani sposi, Lorenzo e Ludovica, che lasciano Roma e la loro casa al Pigneto per trasferirsi a New York City. Lui, Lorenzo, dottorando in filosofia che di mestiere dichiara essere “film maker” dopo aver vinto un premio comunale con un cortometraggio, ottiene (grazie agli zii professori universitari...) una borsa di studio per gli States per tentare di mettere a frutto il presunto, molto presunto, talento di documentarista. Lei, Ludovica, ragazza sempre attiva, collaboratrice di società di consulenza, barista e dogsitter a tempo perso, la sua paga se l’è sempre guadagnata, ma per andare a vivere a New York, anche solo per qualche anno ci vuole molto di più. E, soprattutto, abbandona la libreria aperta dal padre nel bel quartiere romano di Trieste. E quindi i papà e le mamme dei due aprono borsa e portafogli e a suon di bonifici sostengono la sfida coniugale oltreoceano di questi due esponenti di una nuova generazione perduta, una Lost Generation il cui degrado non è la droga o l’alcol ma la velleità mai sorretta dalla sostanza, dal vero talento, ma neanche dal senso di responsabilità.
Pacifico mescola bene la tradizione del romanzo di famiglia tanto in voga nell'ottocento e i nuovi ritmi e linguaggi letterari della nuova scuola americana, quella di Jonathan Frantzen e David Foster Wallace per intenderci, e il sottotitolo del libro  “Vite infelici di romani Mantenuti a New York”, illuminante quanto impietoso, la dice lunga. I due ragazzi sono ragazzi “bene” ma non danno mai l’impressione di fare la cosa giusta, se non scegliere uno dei quartieri di New York più di tendenza dove andare a vivere, Williamsburg, più semplicemente “Willy” dove si mescolano giovani di tutte le estrazioni sociali, dove sotto casa c’è un negozio di vinili, un altro dove vendono e riparano le biciclette, mezzo ideale per le streets pianeggianti della zona. 
"Nel traffico scorrevole del ponte di Williamsburg la scriminatura tra Lower e Downtown Manhattan le si fa incontro col domino degli highrise marroni di Houston Street, e lascia intravedere i primi ristoranti cinesi e i murales sulle facciate senza finestre, in un giorno così "crisp" dice a sua madre nella conversazione immaginaria che non ha smesso per tutto il viaggio, mentre piagnucola, mom it's so crisp today, you'd love it, che tempo fa Ludo?, Oh it's gorgeous, mom". Ora anche la mamma parla inglese: Can yyou see the Gehry's Building from up there?"
Siamo nel regno dei wannabees tutti sognano, alcuni con vera convinzione, che in futuro saranno famosi in uno dei tanti campi che la città offre (questo sì, New York da la possibilità di essere famosi anche in settori e mestieri da noi pressoché sconosciuti). La frustrazione è dietro l’angolo, coperta dal velo di bonifici che arrivano da Roma. Lorenzo e Ludovica sono i neo-perdenti di lusso di questa generazione, sfigati superficiali e pretenziosi che finiscono travolti dalla realtà di un benessere mai guadagnato veramente e che, lentamente ma non troppo, svanisce e li mette di fronte alla loro umana inconsistenza.
Class, Francesco Pacifico, Mondadori, 2014