sabato 13 novembre 2010

Romanzi a New York #2: Manhattan Transfer


Manhattan Transfer, scritto nel 1925 e pubblicato in Italia la prima volta nel 1932 con l’autarchico titolo Nuova York (ed. Corbaccio), è il terzo romanzo di John Dos Passos, uno degli autori più singolari, e importanti, nella storia della letteratura americana. Lo scrittore, di idee radicali, quasi anarchiche, ebbe una certa popolarità in Italia per la sua battaglia in difesa di Sacco e Vanzetti, i due italiani ingiustamente accusati di omicidio e poi condannati a morte nel 1927.
Nuova York (nella foto la prima edizione tascabile in due volumi del 1953 pubblicata dalla Mondadori) rappresenta il primo tentativo di narrazione molteplice, con diversi protagonisti che vivono le loro storie in uno stesso contesto. E, sicuramente, non esisteva miglior scenario che quello di New York per tentare questo esperimento.
Questa tecnica narrativa ha gettato le basi per un nuovo modo di raccontare, un modo che non solo ha influenzato molta letteratura ma ha anticipato il lavoro di tanti registi che hanno trasferito sul grande schermo questo particolare andamento narrativo. Dal cinema catastrofico in stile L’Inferno di Cristallo (1974) sino a Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino sono parecchi quelli che, più o meno inconsciamente hanno seguito la via inaugurata da Manhattan Transfer.
Dos Passos nel suo romanzo racconta attraverso i suoi tanti protagonisti la vita di New York, la sua ricchezza e la sua miseria, la generosità e la malvagità, con il ritmo che varia a seconda delle situazioni e dello stato d’animo dei personaggi:
“Ciò che c’è di più tremendo a New York è che quando ne avete fin sopra i capelli, non sapete più in quale altro posto andare. È il tetto del mondo. La sola cosa che ci rimane è girare e girare come lo scoiattolo in gabbia”.
Nonostante le sue 450 pagine e uno stile indubbiamente legato all’epoca la trama, anzi le trame, scorrono ed appassionano, facendo rivivere gli anni del sogno americano, della New York illuminata dalle lampade a gas, dello scorrere di whisky e birra, di assassini e di ingenua onestà.
L’ultima edizione italiana, curata dalla Baldini e Castoldi Dalai è del 2006 e ha recuperato il titolo originale ma a me, chissà perché, piace ancora chiamarlo Nuova York.
Manhattan Transfer, John Dos Passos, Baldini e Castoldi Dalai, 2006