mercoledì 10 agosto 2011

Romanzi a New York #59: La Vita Facile


La Vita di Facile (Lush Life) di Richard Price, è uno di quei romanzi che allontana da New York invece di far venire la voglia di prendere il primo aereo per La Grande Mela. E non lo dico in senso obbligatoriamente negativo.
Mi spiego meglio.
A prescindere dal genere, che si tratti di un thriller o di una commedia poco importa, l’immaginario collettivo di New York creato da letteratura, cinema e televisione suscita sempre quel desiderio che ci spinge a programmare, o a sognare, prima o poi un viaggio tra i grattacieli. Con La Vita Facile, si perdoni il pessimo gioco di parole, la cosa si fa difficile.
Price, classe 1949 e originario del Bronx nonché uno dei migliori dialoghisti hollywoodiani (Clockers, Il Colore dei Soldi, Seduzione Pericolosa) ci trascina dentro uno psicodramma a sfondo poliziesco ambientato nei quartieri popolari di New York, anche se lo fa con buona dose di tragica ironia. Il protagonista è l’antieroe Eric Cash, cocainomane che dirige un ristorante nel Lower East Side dove fa la cresta sulle mance degli ignari camerieri e riesce comunque ad essere un personaggio positivo, sfigato al punto di finire in galera innocente. L’accusa è quella di aver ucciso in strada Ike Marcus, occasionale compagno di sbronze, ma le cose non stanno così. Il padre del ragazzo assassinato e i detective l’irlandese Matty e Yolonda, irlandese l'uno e afroamericana l'altra, si daranno da fare, tra mille angosce e uno strisciante mal di vivere, per arrestare i colpevoli.
Non c’è o quasi suspense, non c’è o quasi azione, ma c’è la vita di quartieri che facile non è affatto a dispetto del titolo.
Il tessuto sociale è minuziosamente raccontato dall’autore, con crudezza ed attenzione. Il mix razziale, croce e delizia della città qui pende molto verso la croce. Tutti espiano, tutti si barcamenano. Uno dei detti più celebri su New York è “se ce la fai qui ce la puoi fare ovunque” ma qui tutti ce la fanno appena, a denti stretti con un’aura di sfiga e malessere che permea i quartieri, i bar, i casermoni di periferia lontani dalle cartoline, anche quando il messaggio vuole o cerca di essere positivo.
"Vieni quaggiù, ti compri un ex covo dell'eroina requisito dal comune, lo sistemi, ti fai un bello studio, affitti lo spazio in più, ti mescoli con gli immigrati e ti senti in pace con te stesso e politicamente corretto."
La questione razziale, l’integrazione e i riflessi del mix etnico della New York di oggi affiorano continuamente, riassunti a volte in battute straordinarie:”«Voglio farti una domanda» disse Matty «Non per farmi gli affari tuoi, ma cos’è meglio per una donna di colore: che il marito bianco la lasci per un’altra nera o che torni alla sua razza?»”.
La lettura del libro non sempre risulta scorrevole, personaggi e situazioni si rincorrono, i tempi si dilatano e a volte il ritmo rallenta sin troppo, ma credo in maniera intenzionale, ad evidenziare quel mal di vivere che colpisce dappertutto e sempre più in questo secolo.
Price si rivela un cantore metropolitano, un sopravvivente della città dei sogni, perfetto interprete di un nero romanzo popolare made in New York.
Pubblicato nel 2008 da Neri Pozza/Giano il volume è stato recentemente ristampato dalla Biblioteca Editori Associati Tascabili, meglio nota come Beat.
La Vita Facile, Richard Price, Edizioni Beat, 2011