venerdì 14 aprile 2017

Romanzi a New York #114: Shaft un detective nero sulle strade di New York


Qualche mese fa, rientrando in albergo dopo una giornata di lavoro fuori sede, il primo desiderio era quello di mettersi a letto a dormire. Erano quasi le 23 e la stanchezza si faceva sentire. Accesa la televisione per default, il pensiero era quello di usarla come sottofondo di compagnia per una ventina di minuti e poi buonanotte. Mentre mi lavavo i denti un riff di chitarra wah wah ha immediatamente risvegliato i miei sensi, era la colonna sonora di Shaft il Detective che avrò ascoltato mille volte, così come avrò visto il film almeno quattro volte... eppure era l'occasione perfetta per rivederlo ancora... Tutto ciò per segnalare, ma potrei dire celebrare, la nuova edizione italiana del libro che ha dato l'origine al mito del detective di colore, ovvero Shaft un Detective nero sulle strade di New York di Ernest Tidyman  (1928-1984) autore di sette volumi dedicati al poliziotto John Shaft nonché sceneggiatore cinematografico, premio Oscar nel 1972 per Il Braccio Violento della Legge.
La storia del primo romanzo di Shaft è ambientata nella New York sporca e cattiva degli Anni 70, coinvolge mafia italiana, militanti del black power, agenti di polizia dalla dubbia morale in un mix epocale di crimine, razzismo, violenza, qualche intermezzo sexy e colpi di scena. Il tutto all'insegna, evviva, del politicamente scorretto. 
"Cercò di ricordare le ragazze nere fuori di testa che avevano attirato la sua attenzione. Ma gliene venivano in mente troppe. Ce n'erano dappertutto, numerose come quelle coscione ebree del bronx che il sabato sera si radevano i baffi e calavano in frotte in MacDougal Street".
La scrittura di Tidyman è ruvida e affilata allo stesso tempo, capace di raccontare le scene di azione in maniera visuale e immediata, con un linguaggio che cita e richiama la tradizione hard boiled di Mickey Spillane & company. E poi ci sono i mille personaggi di New York, di quella New York vintage filmica e telefilmica, tra hippie metropolitani, neri con le camicie sgargianti, bianchi con i giubbotti di pelle e occhiali rayban a specchio e rigonfiamenti delle pistole sotto i vestiti.
Una New York da cultura popolare, quella del Village e dintorni dove le strade invece di un numero hanno un nome: "Il caffè gli bruciò la lingua. Aveva comprato i grani nella botteguccia di McNuty in Christopher Street, pochi isolati più in là.Ben tostati. Te lo macinavi tu e sapeva di caffé".
La trama, basata sul rapimento della figlia di un boss, si espande tra guerre criminali e razziali, contornata da una vita quotidiana di piccoli supermercati, taxi malconci, locali di fama discutibile: "In una normale serata del No Name, il barista era costretto a passare almeno tre volte dall'altra parte per scaraventare qualcuno in Hudson Street. Un qualcuno che proclamava a gran voce il proposito di non mettere mai più piede in quel locale del c....".
Il ventottenne John Shaft è considerato l'archetipo del detective di colore, capostipite (anche se non cronologico) di quel fenomeno noto come Blaxploitation, che ha influenzato decine di artisti, dalla musica al cinema alla letteratura alle arti grafiche, e chi vuole respirare un pò di questa atmosfera passi in libreria e chieda di Shaft e se vi rispondono che non ce l'hanno, beh, mandateli a farsi fottere.
Shaft, Ernest Tidyman, Edizioni SUR, Roma, 2016