martedì 26 marzo 2013

Romanzi a New York # 102: New York 1916



I primi anni del 900 sono - e saranno per quanto mi riguarda - il periodo più affascinante della storia di New York City e la scelta della scrittrice Beatrice Colin, nata a Londra, cresciuta in Scozia  e newyorkese d'adozione, di ambientare New York 1916 (The Songwriter)  in quegli anni è una delle armi vincenti di una storia già di per sè intensa, densa di situazioni e di sentimenti. Sono anni di crescita esponenziale. La città sale con i suoi grattacieli  e tutto cambia, si sviluppa e si evolve in tempi rapidissimi. Arte, musica, scienza, tutto viaggia a cento all'ora per citare una velocità da record per quegli anni.
Nel 1916 in Europa siamo nel pieno di quella guerra che sta per diventare Mondiale, mentre a Manhattan si balla, si beve, si scrive, si costruisce, si inventa e si compone.
A New York il cuore della vita artistica è un triangolo di vicoli a Manhattan chiamato Tin Pan Alley, dove agenti teatrali, produttori, sale da concerto e da vaudeville popolano quello che per gli amanti della musica è ben più che un luogo fisico: è l'adrenalina di dieci, venti, trenta pianoforti che suonano contemporaneamente, è il ruggito delle macchine da stampa che sfornano pagine e pagine di spartiti al minuto.
New York 1916 ("The Songwriter") è un libro dove i tanti avvenimenti, sono tutti ben intrecciati e narrati. Razze, lingue ed etnie si mescolano secondo i dettami di quel melting pot che diverrà un elemento di forza dell'America, provocando tempeste sentimentali e non solo. Tre vite scorrono parallele nella città che non dorme mai. La ballerina Suzette (che è anche Inez Kennedy) vive New York e la città non le regala un ingaggio, ma un amore, quello di Monroe (che è anche Andreij). Lei si mantiene facendo l'indossatrice di abiti per un grande magazzino borghese e lui è un venditore di canzoni ebreo che vive per la musica: "gli piaceva immaginare che persino il battito del suo cuore fosse prodotto da un martelletto che colpiva una corda" . E poi c'è Anna, raffinata intellettuale russa in fuga dal regime.
C'è tanta musica in New York 1916, una musica che esalta le emozioni e sottolinea i tanti punti di vista ai quali viene sottoposto lo sguardo del lettore.
 "La vita è una serie di splendidi momenti inaspettati. Se questa fosse musica, si disse fra sé, sarebbe jazz."
I destini di queste tre persone si incroceranno ai destini di molti altri, legati tutti da un filo invisibile (...o quasi), che attraversa la trama, a volte la avvolge, altre la libera, quasi la strattona. Su tutto aleggia l'amore e ciò che ne consegue: la sua difesa, la speranza, la conquista, la lotta contro le avversità.
La Colin riesce sempre, mettiamoci anche un "quasi" per critico pudore, nell'intento, non facile, di non risultare smielata e di raccontare strade, volti, odori suoni e colori di un'epoca straordinaria di New York City, quella che ammiriamo in quelle cartoline ricolorate a mano, con le bandierine aggiunte sui grattacieli, le signorine con l'ombrellino e i lunghi vestiti e i biplani o i dirigibili dipinti sullo sfondo dei grattacieli.
New York 1916, Beatrice Colin, Neri Pozza Editore, 2011