domenica 24 marzo 2013

Romanzi a New York #101: Pieno Giorno

 

Uno dei maggiori successi editoriali del 2011 è stato Open, autobiografia del tennista André Agassi ancora richiestissima ed elevata a caso letterario, grazie anche al lavoro di un ghost writer che poi tanto fantasma non é: tutti oramai sanno che si tratta di John Joseph "J.R." Moehringer, newyorkese classe 1964, ex fattorino del New York Times, corrispondente del Los Angeles Times e, nel 2000, vincitore di un premio Pulitzer e residente a Denver nel Colorado. Il suo ultimo romanzo, Pieno Giorno ("Sutton"), racconta la storia del rapinatore di banche Willie Sutton che alla vigilia di Natale del 1969 viene rimesso in libertà dalla prigione di Attica, cittadina dello stato di New York, la cui prigione nel 1971 fu teatro di una sanguinosa rivolta. Pieno giorno ripercorre il Natale del 1969 e attraverso gli spostamenti di Sutton insieme a un fotografo e un giornalista ci propone la sua versione di ciò che accadde nei sessantotto anni precedenti. La scrittura di Moehringer, acclamata dalla critica nostrana e internazionale, accelera e rallenta, con un ritmo sincopato e coinvolgente. I dialoghi sono sferzanti, il protagonista si diverte a fornire versioni discordanti al fotografo e al giornalista che lo seguono. Sutton è un criminale anomalo, ha sete di cultura: "Quella di Sutton è l’unica cella di Attica con dentro Dante, Platone, Shakespeare, Freud. No, Freud gliel’hanno confiscato. Ai prigionieri non è permesso tenere libri di psicologia". E' un è non violento, accusa le banche di tutti i mali del mondo e la punizione che hanno attraverso le sue rapine è più che giusta. Il protagonista è di Brooklyn ed è lì che albergano i suoi ricordi le sue emozioni: "Willie Sutton dovrebbe potersi sedere di nuovo in Prospect Park, a guardare le anatre, o andare da Nathan a mangiare un hot dog, o chiamare la sua ragazza di un tempo per invitarla a bere qualcosa".
Prospect Park è stato disegnato dagli stessi architetti Central Park, Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux, e venne inagurato nel 1867, poco dopo l'apertura del parco più famoso del mondo. Prospect Park è un grande spazio verd tranquillo, vissuto da famiglie e ragazzi che fanno sport, poco visitato dai turisti ma ugualmente ricco di storia e di luoghi curiosi da visitare.
Sutton racconta la sua vita, le sue fughe riuscite e non, spiazza i coprotagonisti del romanzo, spiazza anche i lettori e per questo conquista, cattura l'attenzione sin dalla prima pagina:
"Sta scrivendo, quando vengono a prenderlo. Seduto alla scrivania in ferro, chino su un bloc-notes giallo, parla a se stesso e a lei - a lei, come sempre.
Per questo non li vede, fermi davanti alla porta. Finché non sente il suono dei manganelli sulle sbarre."
A forza di ricordi, di versioni ogni volta diverse, di ammissioni e reticenze alla fine si resta conquistati da questo romanzo dalle molte chiavi di lettura, intriso di supnti e riflessioni sulla concezione del tempo, le illusioni della vita, il significato di libertà, la commistione tra realtà e finzione (non a caso il rapinatore si fa chiamare "l'attore"). E Manhattan è il teatro dell'azione, il palcoscenico.
"Le guardie riportano Sutton in ufficio. Un impiegato gli stacca due assegni. Uno di 146 dollari, la paga per diciassette anni di lavori vari in prigione, al netto delle tasse. Un altro di 40 dollari, il costo di un biglietto dell’autobus fino a Manhattan."
Pieno Giorno, J.R Moehringer, Piemme, 2013