lunedì 7 novembre 2011

Romanzi a New York #67: L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere


Perché ti piace New York?
La domanda giunge, inevitabile, ad ognuno che abbia la passione per questa città. E a volte arriva, un pò maligna, da chi tiene a ricordare che viviamo in Italia, la patria dell'arte, della natura e della storia. Rispondere è molto più difficile di quanto possa sembrare. Ce la possiamo cavare con una battuta ("è questione di dimensioni"), con qualche banalità ("i grattacieli, i negozi, i locali"), con l'esaltazione del mito americano ("se ce la fai lì ce la fai dappertutto"), con la vita notturna ("è la città che non dorme mai") e via dicendo.
Ma qual è il vero fascino di New York, cosa ci seduce a livello istintivo, quasi inconscio? Per rispondere bene a questa domanda è il caso di leggere L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere (Nesnesitelna Lekhost Bytì) scritto da Milan Kundera nel 1984. Il romanzo, ambientato a Praga, racconta attraverso le vicende di un quadrilatero amoroso la vita degli intellettuali e degli artisti durante la primavera di Praga del 1968. Tomàs, la sua compagna Tereza, l'amante Sabina e un amante di Sabina, Franz vengono seguiti dallo scrittore sino alla fine delle loro vite esplorandone sentimenti, sofferenze, dubbi, paradossi esistenziali. Ci fanno riflettere sul senso delle nostre vite, su chi e cosa è leggero e su chi e cosa è pesante.
E New York? Calma, non ho sbagliato libro.
Per trovare una risposta, buona, alla domanda iniziale bisogna leggere le pagine 107 e 108 di questo romanzo, le uniche dedicate a New York ma che valgono a pieno titolo la presenza in questo blog. Kundera fa raccontare a due dei protagonisti, Franz e Sabina, la loro esperienza in questa città regalando al lettore alcune descrizioni straordinarie: "Franz disse: In Europa la bellezza è sempre stata premeditata. C'è sempre stata un' intenzione estetica e un progetto a lungo termine; ci sono voluti decenni per costruire, secondo quel progetto, una cattedrale gotica o una città rinascimentale. La bellezza di New York ha una base completamente diversa. E' una bellezza inintenzionale. E' sorta senza intenzione da parte dell'uomo, un pò come una grotta di stalattiti. Forme in sè brutte si trovano per caso, senza un piano, in ambienti così incredibili che di colpo brillano di una poesia magica."
Sono un paio di pagine dove il senso di creatività, modernità, ingegno e multiculturalità trovano la loro sublimazione in poche, splendide, parole: "Prima di scomparire definitivamente dal mondo, la bellezza esisterà ancora un poco per errore. La bellezza per errore è l'ultima fase della storia della bellezza."
L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere è stato un romanzo di culto a metà degli anni 80, anche grazie al tormentone che ne aveva fatto Roberto D'Agostino nella trasmissione Quelli della Notte condotta da Renzo Arbore, ed oggi è una sorta di classico moderno, da rileggere e riscoprire non solo per l'intensità, quasi filosofica, della narrazione ma anche per alcune riflessioni (ne butto là un paio a caso: quella sul kitsch e quella sulla civetteria) che restano illuminanti.
L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere, Milan Kundera, Adelphi Edizioni, 2011