giovedì 16 febbraio 2012

Romanzi a New York #76: Neve a Manhattan


In questo febbraio 2012 la neve è forse più (im)popolare a Roma che non a Manhattan, però ci offre lo spunto per recuperare questo eccellente romanzo di viaggio di Pier Antonio Quarantotti Gambini (1910-1965), uno dei nostri migliori e più sottovalutati scrittori del dopoguerra. Quarantotti Gambini è stato poco a New York, non più di una dozzina di giorni nel gennaio del 1939, in un periodo in cui altri intellettuali italiani sbarcavano in America come Borgese, Prezzolini o Marcella Olschki, tutti già presenti in questo blog.
Il lavoro di Quarantotti Gambini si rivela, newyorchesemente parlando (si perdoni il pessimo neologismo), tra i più interessanti.
Innanzitutto è un testo riscoperto e da riscoprire, pubblicato solo nel 1998 a cura del professor Raffaele Manica e che lo stesso autore aveva chiuso in un cassetto con la volontà di pubblicarlo solo nel 1957 quando, ripresi in mano i suoi appunti americani, ne scrisse l'introduzione e ne editò alcune parti.
Neve a Manhattan, venendo al contenuto, è uno straordinario resoconto della New York di quegli anni e dei suoi abitanti, con osservazioni argute e intelligenti, molte validissime ancora oggi. La scrittura di Gambini è leggera e profonda al tempo stesso, asciutta ma non essenziale, un piacere per chi legge come deve esser stato per l'autore un piacere scrivere, fissare su carta quelle immagini della metropoli imbiancata. "Domenica mattina. Deserto di Manhattan. Sono, quasi solo, a Times Square, ch'è di solito uno dei crocevia più animati del mondo. odo risuonare i miei passi sulle assi chiazzate di neve gelata che ricoprono certi lavori di scavo per la subway..."
L'autore triestino passeggia per la città, assiste a spettacoli a Broadway e a meno pubblicizzati spogliarelli in stile burlesque (oggi di gran moda), gira per le streets e le avenue, osserva uomini e donne (molto più le donne, spesso bellissime) e annota senza sosta: "L'espressione degli europei (quella dei mediterranei in particolare) si raccoglie per lo più nella parte alta del viso, intorno agli occhi; l'espressione degli americani ha quasi sempre il suo centro più giù, intorno alla bocca. Bei denti, sorrisi apertissimi; oppure bocche amare, mascelle serrate."
Scrittore raffinato, Pier Antonio Quarantotti Gambini. Sbarcato a New York con il Rex il mitico transatlantico della Navigazione Italiana, si inebria della città a tutti livelli. Le strade, i ponti, i sotterranei e lo splendido cielo di New York: "Il cielo di Manhattan è il cielo più profondo che possa esistere sopra una città: a dare la misura di questo prolungarsi dell'azzurro è proprio l'altezza dei grattacieli. Ed è anche il cielo più libero e mosso, il più vario, cavalcato da grandi alitiche vengono di lontano e vanno sull'Atlantico... Vi sono cieli oceanici e quello di New York è uno di questi."
A metà tra diario e racconto, arricchito da dialoghi brillanti tra l'autore e i vari personaggi incontrati nella city, Neve a Manhattan riesce in quello che pochi libri riescono a fare, ovvero ad offrire una visione originale della città, poetica e vera, condita di un'aneddotica sincera e sorprendente, che si sofferma sui luoghi tipici evitando le banalità: "L'Empire rassomiglia ad un oggetto, ricorda un pò troppo una bottiglia e si potrebbe pensare che sia il monumento che gli statunitensi, inconsciamente, vollero erigere all'alcol".
Oggi questo volume fa parte del mercato dei remainders, ovvero quei libri fuori catalogo offerti a metà prezzo in alcune librerie specializzate. Beh, cari newyorkofili (è peggio questo o "newyorchesemente"?, Mah...), cercatelo e trovatelo.
Neve a Manhattan, Pier Antonio Quarantotti Gambini, Fazi Editore, 1998