sabato 4 febbraio 2012

Romanzi a New York #75: Orrore su Manhattan


La paura atomica è uno degli elementi fondanti della narrativa fantastica e questo romanzo di Judith Merrill (1923-1997) è uno dei capostipiti del genere. Scritto nel 1950 e pubblicato in Italia la prima volta nel 1956, Orrore su Manhattan (Shadow on the Hearth) racconta l'incubo nucleare con l'occhio di una famiglia come tante, che vive nella contea di Westchester, a nord di Manhattan, da dove la mattina molti pendolari vanno nella city a lavorare. Ma Manhattan quella mattina non c'è più, o quasi. Missili nucleari l'hanno centrata in pieno, devastandone strade e palazzi. Non resta altro che attendere quale sarà l'effetto delle radiazioni sulla città e nelle zone limitrofe...
"Manhattan, la zona maggiormente colpita, è stata completamente isolata. Washington Heights, dove la radioattività non ha raggiunto il livello pericoloso, e cioè l'intera zona compresa dalla 125ma strada sino al fiume, è stata trasformata in un gigantesco Quartier Generale di Emergenza, ospedale da campo e base dell'Esercito."
Sia chiaro, però: chi si aspetta da un romanzo del genere scene di distruzione metropolitana, con grattacieli scheletriti e popolazione che vaga disperata e contaminata resterà deluso.
La Merrill, una delle madrine della fantascienza americana, tra le pochissime donne a far parte dei Futurians, associazione newyorchese di professionisti del settore nata negli anni della seconda Guerra Mondiale, ci fa vivere l'incubo nucleare attraverso una sorta di psicodramma nel microcosmo di una casa in periferia, modesta ma dignitosa, dove si attende con fiducia il ritorno del capofamiglia e nel frattempo i personaggi si svelano agli occhi del lettore, come su un palcoscenico teatrale.
La madre Gladys sensibile e accorata, la figlia grande Barbie, la più piccola Ginny, la vicina antipatica, la domestica (anzi la fantesca, per usare la terminologia dell'epoca) forte e premurosa, il professore di animo nobile ma inviso alle autorità, l'uomo dei servizi segreti, il medico giovane e intraprendente.
I missili hanno colpito la città, il marito Joe è disperso, ma Gladys cerca di aggrapparsi alla quotidianità per sentirsi viva: "Col mondo intero che le crollava intorno, Gladys ancora manteneva una certezza: confidava ciecamente nell'effetto dell'aroma dei crostini imburrati sull'umore e l'appetito delle bambine."
Tra ansie, angosce per la contaminazione e speranze di un futuro più sereno, l'autrice evita volutamente qualsiasi riferimento a chi e perché ha attaccato Manhattan, anche perché in quegli anni di Guerra Fredda il nemico era uno solo e non c'era bisogno di essere espliciti.
C'è anche da dire che in quel periodo, nonostante il nefasto bombardamento di Hiroshima fosse cosa ancora recente, era diffuso un sentimento comune di positività e ottimismo verso il nucleare. Si ipotizzavano automobili nucleari, ma anche lavatrici e frigoriferi e questi romanzi, pur di fantasia, erano all'epoca molto più realistici di tante ipotesi industriali presentati in varie fiere in tutti gli Stati Uniti.
Questo libro, ristampato in tempi recenti nella serie de "I Classici di Urania" nel 1982, è ancora oggi uno dei modelli narrativi per la fantascienza catastrofica, al punto che letteratura e cinematografia contemporanea si rifanno spesso agli insegnamenti della Merrill per raccontare di vite ordinarie in situazioni straordinarie, di gente comune sconvolta da eventi apocalittici.
Orrore su Manhattan, Judith Merrill, I Romanzi di Urania n.134, Mondadori, 1956