martedì 7 dicembre 2010

Romanzi a New York #20: Serpico


Ho ricevuto questo libro in regalo decine di anni fa, dai compagni di liceo in occasione di un mio compleanno. I ragazzi, all'epoca molto più illuminati di me, scelsero questo regalo invece di qualcosa di molto più materiale (e forse più desiderato). Ringraziai affettuosamente e lo misi nella libreria di famiglia, tra vecchie letture scolastiche, a fianco a Cuore di Edmondo De Amicis e a Ricordi di Scuola di Giovanni Mosca. Poi, anni dopo, mi capitò di vedere il film omonimo, splendido, diretto da Sidney Lumet e interpretato da Al Pacino e, con la coda tra le gambe, recuperai il libro e lo divorai.
La storia di Serpico, del poliziotto Frank Serpico, è la storia di un cavaliere solitario sui generis, agente anticonformista che combatte una battaglia, durissima, contro la corruzione che dilaga nella Polizia newyorchese alla fine degli anni 60 e nei primi 70: "La subcultura imponeva le proprie regole. Se un poliziotto era, diciamo, cattolico, andava a messa tutte le domeniche, perché altrimenti rischiava l'inferno; ma accettare bustarelle non gli sembrava un peccato."
Peter Maas (1929-2001) è molto efficace nel raccontare con il ritmo del giallo d'azione una vicenda costruita sulla base di verbali e documentazioni. A tal proposito mi è tornata alla mente una confidenza di un amico che, grande lettore, mi disse di aver perso interesse verso la fiction pura e di essersi convertito ai romanzi basati su storie vere, perché "le storie più sono vere e più sono belle". Ecco, Serpico è una storia vera e racconta una New York vera, cruda e pericolosa come era la città in quegli anni. C'è molta Brooklyn, dove il poliziotto vive inizialmente: "Verso le due e mezzo di un mattino, si dirigeva a Fulton Street, un'ampia strada di grande traffico che oggi costituisce il centro commerciale di Brooklyn, ma sulla quale, quando Serpico fu assegnato all'Ottantunesimo, si aprivano solo decrepiti negozietti") ma anche tanto Village dove Frank si trasferisce in maniera che possiamo definire graduale: "Abitava tuttora in casa dei genitori a Brooklyn, ma aveva preso l'abitudine di affittare, di tanto in tanto, per un mese alla volta, un alloggio ammobiliato al Village". Ed è proprio il Village di quegli anni, uno degli aspetti newyorchesi più interessanti del romanzo. Serpico vive, si veste, pensa e cammina come uno dei tanti scrittori, artisti, poeti, figli della Beat Generation e prossimi al Movimento Hippy che vagano per il quartiere.
Il Village di Serpico non è certo il quartiere chic-residenziale che è oggi e l'atmosfera di queste pagine è uno dei punti di forza del libro, a prescindere dal'intensa, appassionante e - lo ricordiamo ancora una volta - vera storia del protagonista.
Come d'abitudine, nel caso di libri fuori catalogo, quella nell'illustrazione è la mia copia personale del 1975 e quella indicata è l'ultima edizione disponibile.
Update, Settembre 2011: L'editore Castelvecchi ha annunciato l'uscita di una nuova edizione del romanzo, con la postfazione di Frank Serpico che comprende una lettera inviata dall'ex poliziotto a Bill Clinton.
Serpico, Peter Maas, Superbur Rizzoli, 1980