venerdì 25 marzo 2011

Romanzi a New York #42: Un Giorno Questo Dolore ti Sarà Utile


James ha diciotto anni, ha terminato gli studi al College e il destino programmato lo vorrebbe già iscritto alla Brown University. Ma non è tutto così semplice. James è un ragazzo ipersensibile, impaurito dalla vita, smarrito in una New York dove lavoricchia presso la galleria d’arte della mamma pluridivorziata, che propone a 16.000 dollari (cadauno, s’intende) bidoni dell’immondizia decorati da un anonimo artista giapponese. Il papà non pensa ad altro che a correre dietro alle ragazze di vent’anni, la sorella si innamora solo di uomini di vent’anni più grandi. Come se non bastasse, i coetanei di James scambiano Tennessee Williams per un cantante country. Non c’è da sorprendersi se sia James a sentirsi e ad essere definito fuori posto, in cerca della sua identità, anche sessuale, ricerca che lo porta a commettere uno scherzo (solo uno scherzo?) nei confronti di John, gestore della Galleria della mamma, infilandosi nella sua chat line.
La crescita, la formazione, e questo è uno splendido romanzo di formazione, sono temi letterari vecchi quanto la letteratura stessa e Cameron ha scritto il miglior romanzo di questo genere degli ultimi anni, non a caso paragonato senza troppo azzardo al Giovane Holden di Salinger.
James è un plausibile Holden Caulfield degli anni 2000, nella New York degli anni 2000. Girovaga per la città, cerca rifugio e conforto nella casa della nonna Nanette (uno dei personaggi chiave, emozionante e straordinario), coltiva il sogno di una casa isolata nel Midwest, si fa convincere ad andare da una specie di psicologa (life coach). Tutto ciò è raccontato nelle 200 pagine o poco più del libro con una prosa perfetta e penetrante, punteggiata da dialoghi asciutti e incisivi, con un grande equilibrio tra dramma e ironia.
Il Giovane James di Un Giorno Questo Dolore ti Sarà Utile (Someday This Pain Will Be Useful to You) ci racconta il disagio di questa società invasa dal futile e dal virtuale, ci spiega come anche la città subisca questi attacchi: “mio padre è andato a vivere in un orribile grattacielo costruito da Donald Trump nell’Upper East Side, uno di quegli appartamenti atroci con enormi finestre curve che non si aprono, rubinetti in similoro e ascensori con dentro un uomo in maschera, nel caso uno non sapesse schiacciare un bottone”. Cameron ama New York, la “vera New York” e approfitta dello sguardo intelligente del suo protagonista per alcune considerazioni come quella sulla Penn Station: “L’idea che a New York ci fosse un edificio bello e imponente che io non posso vedere perché negli anni sessanta un gruppetto di uomini ha deciso di demolirlo (ecco un buon esempio per cui le donne dovrebbero andare al potere) mi fa imbufalire.”
La New York descritta da Cameron è viva, sentita e vissuta. Ci sono ii riti delle passeggiate con il cane a Washington Square e riflessioni che nascono da emozionanti punti di vista: “A New York capitano questi strani momenti in cui sembra che siano tutti scomparsi. Certe mattine, di domenica, esco presto e non c’è nessuno, soltanto pace e silenzio, oppure mi sveglio a notte fonda, guardo fuori e nelle case intorno non si vede una luce, sono tutte buie, e penso: possibile che dormano tutti? La città che non dorme mai si è addormentata?”
Di questo romanzo, nel momento in cui scrivo, risulta in fase di postproduzione l'adattamento cinematografico realizzato dal regista italiano Roberto Faenza.
Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile, Peter Cameron, collana Gli Adelphi, Adelphi, 2010