lunedì 10 gennaio 2011

Romanzi a New York #30: Tre Camere a Manhattan


Avevo accennato in qualche precedente post che alcuni autori sarebbero apparsi più volte nel blog con le loro opere newyorkesi.
Un pò per scaramanzia, un pò per riguardo verso uno dei miei scrittori preferiti, il primo a concedere il bis è lo stesso del post #1: Georges Simenon (1903-1989).
Tre Camere a Manhattan è uno dei romanzi "senza Maigret" di Simenon che negli anni del dopoguerra, come molti intellettuali europei, si trasferì negli Stati Uniti dove incontrò Denyse Ouimet, la sua seconda moglie. Ed è proprio l'amore il tema del romanzo, con i suoi misteri a volte più complicati delle indagini del Commissario francese.
I protagonisti, Francois e Kay, non più giovani, non più spensierati, seducenti ma non belli, incrociano le loro solitudini tra le strade di Manhattan e approfondiscono la conoscenza tra slanci emotivi, reticenze, gelosie, canzoni al juke box, piccole confessioni e ruvide tenerezze.
A leggere questo romanzo si impara subito una cosa che ogni visitatore di New York dovrebbe sapere, che per vivere appieno questa città si deve camminare, e molto: "Ed eccoli di nuovo in strada: era lì che alla fin fine si sentivano a casa loro. Fuori, infatti, cambiavano umore, ritrovavano automaticamente quella leggerezza miracolosa che avevano scoperto per caso".
È vero che l'iconografia della città in movimento si rifà spesso a immagini di taxi e metropolitana, ma le emozioni, le riflessioni, la scoperta della great city e di se stessi avviene passo dopo passo, letteralmente e instancabilmente, come fanno i due innamorati del romanzo, le cui tappe sono sono una stanza d'albergo, la casa dove vive lei e quella dove vive lui (le tre camere del titolo).
La passione li attrae e li respinge, la tenaglia del passato, dei vecchi amori, degli amici cinici, delle difficoltà esistenziali prova più volte a stringersi intorno ai protagonisti che soffrono, piangono, reagiscono (non sempre bene) alla confusione che provoca l'innamoramento.
Ma le strade di New York sanno essere consolatorie: "Non presero il taxi. Continuarono a camminare. Come se quello fosse il loro destino, come se non sapessero o potessero fermarsi".Quanto avrà camminato Simenon per New York, con la sua pipa, lo sguardo attento alle persone, ai loro volti , ai loro gesti, ma anche grattacieli e ai ponti: "Aveva attraversato il Greenwich Village in direzione del dock e del Ponte di Brooklyn, ed era la prima volta che percorreva a piedi il gigantesco ponte di ferro.",
Come andrà a finire questo Amor Folle? Beh non devo essere certo io a rivelarlo, ma leggere un romanzo di Simenon innamorato, che accantona gli ingranaggi perfetti delle trame a orologeria dei suoi gialli è un'esperienza coinvolgente e sorprendente, che ci rivela il lato passionale di un maestro dell'intrigo. E che tutto ciò avvenga a New York non è certo un caso.
Tre Camere a Manhattan, Georges Simenon, Adelphi, 1998