sabato 27 luglio 2013

Romanzi a New York #104: New York New York


New York, New York. Abbiamo tutti presente la straordinaria versione di Frank Sinatra e l'interpretazione originale di Liza Minnelli nel film omonimo. Dal 7 febbraio 1985 il brano è anche l'inno ufficiale della città di New York. Ma dietro questa splendida canzone c'è anche una storia letteraria che ha dato origine al film con protagonista Robert De Niro in camicia hawaiana e sax al collo. Il romanzo New York New York è opera dello scrittore e sceneggiatore Earl Mac Rauch ed arriva nelle librerie nel 1977, anno di uscita del film dretti da Martin Scorsese.
L'atmosfera è quella dell'immediato dopoguerra, quando il reduce Johnny Boyle cerca di fare fortuna con il suo sax e adocchia la giovane cantante Francine Evans, anche lei piena di speranze. Su di loro aleggia l'euforia della fine della guerra, quella sensazione di sopravvivenza in una città che è tutto un fermento. Johnny poi ha dalla sua il talento, una visione del jazz che lo fa essere controcorrente. Tutti pensano a ballare, a divertirsi, a bere e a correre appresso alle sottane. Lui no. Anzi, mi correggo, non solo. Johnny vede oltre le sale da ballo, gira per i locali d'America, reinterpreta gli standard, cerca gli assoli, va verso il be bop senza saperlo e compone, compone...
"Che roba è?"
"E' chiamato honk" spiegò Johnny "fa da sostegno alla melodia". Ma era appunto la melodia che interessava Francine.
"Quale melodia?" insistette.
"Questa, sta a sentire..." Riprese a suonare, e tra gli stridori bebop affiorò un'aria dolce, struggente...
è niente di speciale, m'è venuta in mente a New York una sera"...insomma dovrai pur darle un titolo... come ti sembra "Sette Dicembre?"
"Cos'è l'anniversario di Pearl Harbour?"
"No, è la data di oggi"...
La sentiva sua, quella canzone, le avrebbe dato un titolo, e anche scritto le parole.
Lui propose: chiamiamola col nome del posto dove siamo adesso. Lo sai dove cavolo siamo?"
"Siamo a Yellowbud, nell'Ohio" annunciò Francine.
"Non va mica bene, secondo me".
"Cos'hai contro Yellabut, chiese Johnny pronunciando male il nome, "a me sembra okay".
"Non è abbastanza romantico. Perché non gli diamo il nome di un posto dove siamo già stati, piuttosto?"
"Beaver Falls?"
"Macché. Pensavo a New York. Come ti sembra "New York, New York?"
Gli andava benissimo.
"Peccato che non l'ho pensato io" disse.
Ecco, questa è le genesi, poetica e leggendaria, di una delle canzoni più famose del mondo, in realtà composta da John Kander per i testi di Fred Ebb.
Una canzone che è al centro del romanzo, della sceneggiatura e del film. La storia tra Johnny e Francine va avanti tra mille ostacoli e ripensamenti ma non corre verso il lieto fine. I due inseguiranno i loro destini diversi. Sono stati insieme per un tempo lungo, a volte spensierati, a volte disperati, in luoghi arricchiti da euforiche illusioni con la musica jazz sempre presente, che più che essere un sottofondo è l'asse portante della trama.
Ritroveremo alla fine Johnny impresario di Rock and Roll dopo aver dato l'anima nei locali più all'avanguardia e lei - finalmente -  diventerà una cantante di successo, con New York New York, incisa dalla Decca.
Lei diva e lui impresario si rincontreranno, sarà un incontro agrodolce, niente smancerie e zero nostalgia.
"Come poteva lasciarlo andar via così? Almeno le ultime parole famose, no? Gli gridò la prima cosa che le venne in mente: "Johnny il rock and roll ce la farà a durare?"
"Sì - disse Johnny - durerà".
New York, New York, Earl Mac Rauch, Mondadori, 1977