
L'atmosfera è quella dell'immediato dopoguerra, quando il reduce Johnny Boyle cerca di fare fortuna con il suo sax e adocchia la giovane cantante Francine Evans, anche lei piena di speranze. Su di loro aleggia l'euforia della fine della guerra, quella sensazione di sopravvivenza in una città che è tutto un fermento. Johnny poi ha dalla sua il talento, una visione del jazz che lo fa essere controcorrente. Tutti pensano a ballare, a divertirsi, a bere e a correre appresso alle sottane. Lui no. Anzi, mi correggo, non solo. Johnny vede oltre le sale da ballo, gira per i locali d'America, reinterpreta gli standard, cerca gli assoli, va verso il be bop senza saperlo e compone, compone...
"Che roba è?"
"E' chiamato honk" spiegò Johnny "fa da sostegno alla melodia". Ma era appunto la melodia che interessava Francine.
"Quale melodia?" insistette.
"Questa, sta a sentire..." Riprese a suonare, e tra gli stridori bebop affiorò un'aria dolce, struggente...
è niente di speciale, m'è venuta in mente a New York una sera"...insomma dovrai pur darle un titolo... come ti sembra "Sette Dicembre?"
"Cos'è l'anniversario di Pearl Harbour?"
"No, è la data di oggi"...
La sentiva sua, quella canzone, le avrebbe dato un titolo, e anche scritto le parole.
Lui propose: chiamiamola col nome del posto dove siamo adesso. Lo sai dove cavolo siamo?"
"Siamo a Yellowbud, nell'Ohio" annunciò Francine.
"Non va mica bene, secondo me".
"Cos'hai contro Yellabut, chiese Johnny pronunciando male il nome, "a me sembra okay".
"Non è abbastanza romantico. Perché non gli diamo il nome di un posto dove siamo già stati, piuttosto?"
"Beaver Falls?"
"Macché. Pensavo a New York. Come ti sembra "New York, New York?"
Gli andava benissimo.
"Peccato che non l'ho pensato io" disse.
Ecco, questa è le genesi, poetica e leggendaria, di una delle canzoni più famose del mondo, in realtà composta da John Kander per i testi di Fred Ebb.
Una canzone che è al centro del romanzo, della sceneggiatura e del film. La storia tra Johnny e Francine va avanti tra mille ostacoli e ripensamenti ma non corre verso il lieto fine. I due inseguiranno i loro destini diversi. Sono stati insieme per un tempo lungo, a volte spensierati, a volte disperati, in luoghi arricchiti da euforiche illusioni con la musica jazz sempre presente, che più che essere un sottofondo è l'asse portante della trama.
Ritroveremo alla fine Johnny impresario di Rock and Roll dopo aver dato l'anima nei locali più all'avanguardia e lei - finalmente - diventerà una cantante di successo, con New York New York, incisa dalla Decca.
Lei diva e lui impresario si rincontreranno, sarà un incontro agrodolce, niente smancerie e zero nostalgia.
"Come poteva lasciarlo andar via così? Almeno le ultime parole famose, no? Gli gridò la prima cosa che le venne in mente: "Johnny il rock and roll ce la farà a durare?"
"Sì - disse Johnny - durerà".
New York, New York, Earl Mac Rauch, Mondadori, 1977