giovedì 3 marzo 2011

Romanzi a New York #39: Maggie, Una Storia di New York


Iniziamo col dire che la storia di questo romanzo è interessante quanto il suo contenuto.
Scritto nel 1891, in soli due giorni dall'allora ventenne Stephen Crane (1871-1900), "Maggie" non ebbe alcuna fortuna editoriale, tanto che il giovane scrittore e giornalista fu costretto due anni dopo a pubblicarselo da solo, in neanche mille copie, spendendo all'epoca la considerevole somma di 869 dollari.
Il titolo originale era "Maggie a girl of the street - a story of New York", firmato con lo pseudonimo di Johnston Smith.
Crane riuscì a vendere un paio di libri (sì, due di numero), ne regalò qualcuno ai parenti e gran parte delle copie rimaste fu usata dalla ragazza delle pulizie per accendere il camino. Con il consenso dell'autore, sia chiaro.
Eppure la lettura di questo romanzo breve, riscoperto quando Crane ebbe un certo successo nel 1895 con "Il Segno Rosso del Coraggio", è un'esperienza straordinaria, una testimonianza puntuale, realistica ed emozionante della vita di uno dei quartieri più malfamati della città.
I protagonisti sono ritratti in maniera cruda, quasi spietata dall'autore che non romanza ma incide, cesella la storia con dialoghi tesi, moderni ancora oggi che sono passati più di cento anni.
La storia di Maggie più che una storia è una raccolta di fotografie, una serie di scatti che getta la luce su un personaggio che appare senza speranza sin dalle prime battute.
Maggie, che cuce colletti e polsini per pochi centesimi, vive nei "casamenti", sa o almeno intuisce che può esistere un mondo migliore dello squallore imperante che le ruota intorno. Cercherà di cambiare, di evadere e lo farà finendo tra le braccia di Pete, un poco - pochissimo - di buono, amico di suo fratello Jimmy.
"Per lei il mondo era fatto solo di privazioni e offese. Provò subito ammirazione per un uomo capace di sfidare un mondo simile. Pensò che se l'oscuro angelo della morte gli avesse afferrato il cuore, Pete avrebbe scosso le spalle e avrebbe detto "Metto tutto a posto io".
Le zone d'ombra di New York nella Bowery di fine ottocento erano molte e la tenera e radiosa bellezza di Maggie non basterà a rischiararle, nulla potrà contro le grandi e piccole crudeltà del quartiere.
"Cominciò ad immaginarsi un'altra sua visita. Spese una parte della paga per comprare del cretonne fiorato per farne una tendina. La confezionò con infinita cura e l'appese alla cappa della stufa, in cucina. La guardò ansiosamente da diversi punti della stanza. Ci teneva che avesse un bell'aspetto, la domenica sera quando forse l'amico di Jimmie sarebbe tornato."
La New York di Crane è tutta concentrata in quei bassifondi, dove i carrettieri si azzuffano per strada alla minima provocazione e la polizia non perde occasione per tirar fuori i manganelli. L'unico carro degno di rispetto è quello dei pompieri, neanche loro in grado di spegnere i fumi dell'alcol che soffocano molti dei protagonisti.
Siamo dalle parti de Le Gang di New York e di Vita, ma con lo sguardo coevo di una mente brillante, che ha saputo calarsi non solo metaforicamente in quei bassifondi, cogliendone l'anima nera e trasformandola in letteratura, aprendo la via ad uno stile realistico che influenzerà molta della narrativa americana del 900.
Maggie, Una Storia di New York, Stephen Crane, Bookever, 2006