venerdì 9 marzo 2012

Romanzi a New York #80: Gli Italiani di New York


Gli italiani non emigrano più a New York da molto tempo. Per trovare gli ultimi connazionali arrivati a Manhattan che possono essere definiti emigranti bisogna risalire al massimo agli anni 50. Oggi gli italiani che vanno, che vivono e lavorano a New York sono lontani anni luce dall'immaginario collettivo delle valigie di cartone e la coppola in testa, ma non per questo hanno dimenticato le loro radici, la loro identità; e chi è di seconda o terza generazione, ormai made in USA a tutti gli effetti, spesso si impegna per scoprire o riscoprire la propria italianità. E così tra tradizione e innovazione, genialità e preparazione, fiducia e sacrificio, Maurizio Molinari, corrispondente del quotidiano La Stampa, ci racconta la New York italiana con una serie di minibiografie giornalistiche divise per temi (Popolo, Italia, Fede, Politica, Arte, Business) .
Quartieri, strade, luoghi soliti e insoliti sono lo scenario di storie di uomini e donne che ce l'hanno fatta lì, dove tutto è possibile. Difficile, ma possibile. 
E non solo racconti di successo assoluto, di ricchezza e prestigio, ma anche storie di chi conduce una vita "normale" in una città straordinaria. 
Molinari, con il suo stile diretto, ci fa incontrare  "l'economista più sexy di Wall Street" Maria Bartiromo"il petroliere della Terza Avenue" Lucio Noto, il professore di cinema Antonio Monda che partito da Velletri ora organizza il festival del cinema italiano al Lincoln Center. Ma c'è anche Vincenzo Barbacci che vende ghiaccio colorato, i fratelli Fortunato di Brooklyn che fanno i pasticcieri, il caposcalo aeroportuale Gaetano Messina... e via via decine di altri italians  e le loro piccole e grandi storie, connazionali dei quali essere fieri e che spesso sono più fieri di noi che in Italia ci viviamo.
Gli Italiani di New York è uno di quei libri che  fanno venire la voglia di andare a New York ma mette sufficientemente in guardia chi sogna troppo. Chi ce la fa se lo merita, c'è poco altro da dire. 
Non mancano interessanti spunti socio-culturali come i riferimenti al serial TV Jersey Shore, curioso esempio di sottocultura "cafon-pop" o le varie analisi della politica italiana e del mondo del lavoro visti da oltreoceano.
Le 266 pagine del libro scorrono via con intensa leggerezza, grazie alle brevi ma ben argomentate dichiarazioni dei protagonisti, al lavoro di ricerca e di sintesi dell'autore sempre accurato e puntuale e agli interventi mai banali, come quello di un sorprendentemente lucido Lapo Elkann, newyorchese anche di nascita, che racconta a suo modo la città: "E' composta di villaggi, ogni area è un suo mondo, non è divisa tra Uptown e Downtown come molti dicono perché ci sono mille posti diversi". E ancora: "A New York mi sento a casa perché qui non c'è invidia ma competizione, tutti vogliono fare meglio degli altri, sempre, non pensano a demolire il prossimo ma a superarlo, ecco perché quando si va a dormire c'è la sensazione di perdere tempo".  
L'impressione è che a NY anche un tipo come Lapo migliora, si riabilita ai nostri e ai suoi occhi.
Il libro è corredato di una preziosissima guida ai luoghi visitabili, una sorta di itinerario italoamericano da tenere presente prima di partire per New York City, ma anche se si vuole provare a non tornare.
Gli Italiani di New York, Maurizio Molinari, Laterza, 2011