sabato 7 maggio 2011

Romanzi a New York #48: La Scuola di New York


La Scuola di New York, appellativo coniato nel 1951 in occasione di una mostra di pittori newyorchesi a Beverly Hills in California, fa riferimento a quel gruppo di artisti che nel dopoguerra ha caratterizzato la scena della Grande Mela sino al 1961.
Per comprendere meglio cosa ha significato quell'esperienza e quanto influsso ha avuto sulla scena culturale tutta, non solo pittorica, è il caso di recuperare questo piccolo e prezioso libro curato da Viviana Birolli, un'antologia di scritti di pittori quali Pollock, De Kooning, Baziotes, Rohtko, Goittlieb, Hoffman, Still, Reinhardt, Motherwell. In questo caso quando si parla di "scuola" non si vuole intendere affatto una corrente artistica con determinati canoni, tutt'altro. Stili diversi, applicati attraverso le ispirazioni più varie, un'arte definita "espressionismo astratto" che a volte astratta non lo era affatto.
Questi artisti ci illustrano nel libro le loro idee sull'arte, i loro metodi e "non metodi", ci raccontano il fermento di una città aperta all'arte come poche. Scrive, ad esempio, William Baziotes (1912-1963): "A quel tempo Mondrian, Duchamp e Max Ernst erano tutti qui a New York, più tardi arrivò anche Mirò. Era meraviglioso osservare come si comportavano da artisti anche al di fuori del loro studio... come parlavano solo delle cose che amavano, mai di idee astratte."
La città influenza l'arte e l'arte influenza la città e così Adolph Gottlieb (1903-1974) confida quasi a sè stesso più che al lettore: "Oggi le nostre aspirazioni si sono ridotte alla dispefrata ricerca di fuggire il male, e l'epoca in cui viviamo si presenta totalmente disgregata, per cui le nostre immagini ossessive, sotterranee e pittografiche si presentano come espressione della nevrosi che caratterizza la nostra realtà."
Gli scritti raccolti sono caratterizzati dalle riflessioni dei protagonisti e, grazie alle scelte della curatrice, evitano la parte analitica e saggistica.Ci troviamo davanti a un itinerario narrativo personale, quasi confidenziale: "La vita a New York è più cruda - dice Jackson Pollock (1912-1956) - più intensa e coinvolgente che nell'Ovest; gli stimoli sono più numerosi e fecondi. Però amo molto l'Ovest, la vasta orizzontalità della terra, ad esempio; qui, solo l'Oceano Atlantico può darti la stessa emozione".
Ed è sempre Pollock a scrivere alcuni dei passaggi più intensi, come quando racconta il suo approccio alla pittura, così lontano dai canoni tradizionali tanto da rinunciare al cavalletto per fissare la tela a un muro o per terra:"Sul pavimento sono più a mio agio. Mi sento più vicino, più parte integrante del dipinto...".
Questi artisti, gli "Irascibili", sono ritratti in alcune belle fotografie in B/N nella parte conclusiva di questo libro, la cui brevità non deve ingannare perché è inversamente proporzionale al valore del contenuto.
La Scuola di New York,a cura di Viviana Birolli, collana Miniature, Abscondita, 2007