Torniamo a parlare di Nero Wolfe, anche se a breve distanza di tempo dall'altro post dedicato al detective di Rex Stout.
Il fatto è che ho appena recuperato La Traccia del Serpente (Fer-de-Lance), un'edizione del 1961 del primo romanzo con protagonista l'investigatore amante delle orchidee, romanzo che non avevo ancora avuto modo di leggere e che si è rivelato molto interessante sia da un punto di vista newyorkese che, ovviamente, per un appassionato di gialli.
Questa prima indagine di Wolfe è datata 1934, (in Italia arriva nel 1936) e l'America ancora soffre gli effetti della grande crisi economica, è uscita dal proibizionismo da meno di un anno e il flusso migratorio verso il Nuovo Mondo comincia a diminuire. Ed è proprio dal mondo degli immigrati italiani che parte la trama, complessa, articolata e ricca, facendo de La Traccia del Serpente uno dei migliori debutti nella storia della letteratura gialla, in grado dopo quasi settant'anni di tenere il lettore incollato sulle pagine.
La storia vede Maria Maffei, amica di famiglia di Fred Durkin, collaboratore di Wolfe, affidarsi al detective per rintracciare il fratello Carlo. Wolfe accetta, anche se riluttante, l'incarico. Dopo un ampio rifornimento di birre, divenute finalmente legali, Wolfe scopre che l'uomo aveva ritagliato un articolo dal New York Times sulla morte del facoltoso signor Barstow su un campo da golf nella contea di Westchester. L'indagine è ancora agli inizi, ma Carlo Maffei viene trovato morto, pugnalato alla schiena.
Forte del suo spirito deduttivo Wolfe intuisce che la morte di Barstow non è stata accidentale, ma causata dalla propria mazza da golf, resa letale con una modifica ad arte. Wolfe invierà il fido Archie Goodwin su tutti i luoghi legati al crimine, inviterà nel suo studio testimoni e sospetti sino alla risoluzione, magistrale, del caso. Tutti i canoni della saga sono quindi già ben delineati in questo primo capitolo. La passione botanica di Wolfe, il ruolo di Goodwin, la passione per la buona cucina (e la buona birra), i manicaretti del cuoco/maggiordomo Saul Panzer, la misantropia del protagonista. La New York de La Traccia del Serpente si mostra dalla pensioncina dove viveva Carlo in Sullivan Street, nel Village: "in una stanza spaziosa con due finestre, al secondo piano, i mobili erano vecchi, ma l'insieme era pulito e perfino accogliente."
L'autore in questo romanzo predilige le strade nominative della downtown, tenendosi lontano dalla griglia numerata della maggioranza delle vie della città, fatta eccezione per la residenza dello stesso Nero Wolfe che è, lo ricordiamo, "una casa di mattoni rossi sulla trentaquattresima strada".
E così un altro luogo al centro della vicenda è il luogo di lavoro del signor Kimball che "aveva l'ufficio di mediatore di granaglie in Pearl Street". Pearl Street è una delle strade più storiche della città, a due passi da Wall Street e indirizzo anche della Fraunces Tavern, luogo storico della rivoluzione americana dove George Washington salutò gli ufficiali dopo la vittoria sugli inglesi. E Il "povero" Archie Goodwin queste strade se le gira tutte per poi riferire tutto scrupolosamente al suo capo che lo manda, è ovvio, anche sul campo da golf, il luogo del delitto, che si trova nella contea di Westchester, il cui capoluogo è White Plains, a una mezz'ora di macchina dalla città: "Barstow, Rettore d'Università, 58 anni, giocava sul campo di golf al club della Montagnola, a quarantacinque chilometri da New York, quando era morto...mentre si avviava verso la quarta buca, all'improvviso era caduto in avanti, stramazzando bocconi..."
Ancora oggi ci sono dei campi da golf straordinari a Westchester, oasi di pace per i newyorkesi che praticano questo sport, molto più di massa rispetto alle nostre abitudini, anche se, come abbiamo visto, il pericolo si nasconde ovunque, anche dentro una mazza da golf...
La Traccia del Serpente, Rex Stout, I capolavori dei gialli Mondadori, 1961